.:. piccolo corso di fotografia e tecnica fotografica .:.

Venesia, Venezia Venise Venice Venedig Venexia

Venezia "un po' fiaba e un po' trappola per turisti" - Thomas Mann

Venezia Fotografare a Venezia, la cosa più facile che ci sia.
Basta puntare ad occhi chiusi da qualsiasi parte e scattare... ...o no ?

Tutto è già stato ripreso in tutte le salse e quantomeno si rischia la banalità se non la brutta figura.
Rendere i colori, le atmosfere e gli 'odori' della città è estremamente difficile, e poi la città 'degenera' turisticamente e rende difficile trovare angoli e prospettive fotografiche originali.
Tranne per le vedute sul Bacino di San Marco, il Canale della Giudecca e parzialmente il Canal Grande, l'area urbana (e turistica) di Venezia è fatta di vicoli (calli) e canali strettissimi, piazzette (campielli) piccolissimi, edifici in proporzione molto alti, ed è particolarmente difficile la composizione degli scorci e, soprattutto, delle panoramiche paesaggistiche.
Fino all'essenza del problema fotografico: i limiti, o confini sfuggenti, tra il plasticoso carosello turistico ed il raccontare la storia, l'arte, la luce sospesa su queste isole tra acqua e cielo.

Di Venezia non ci si può limitare alle acquerellate masse di colore, alle linee prospettiche, ai dettagli più espressivi, agli sfuggenti volumi nebbiosi, agli scintillanti riflessi sull'acqua, ai muri scrostati che in questo contesto sono anch'essi opera d'arte. Per non parlare della ridicolaggine delle mascherate carnevalesche o dell'inesistente vita veneziana ridotta a bancarelle e amenità per turisti. Raccontare con un mezzo, la fotografia, espressione del tempo presente quello che invece è un glorioso passato, questo il dilemma del fotografo.

Secondo me Venezia è il luogo più difficile da fotografare.
Per le difficoltà tecniche e le problematiche compositive, fotografare a Venezia è una sfida molto impegnativa, perfino estrema, tuttavia affascinante.

alcune valenze compositive

Una prima distinzione deriva dalla visita 'turistica' di Venezia e la ricerca fotografica vera e propria.

Il primo caso riguarda essenzialmente chi visita Venezia, magari per la prima (e probabilmente anche unica) volta, soggiornandovi per uno o pochi giorni.
Fotografare a Venezia è indubbiamente molto difficile ed impegnativo e un vero colpo di fortuna se capitano situazioni viste in foto professionali.
E', inevitabilmente, una conoscenza superficiale (da non considerare in senso dispregiativo...) pur tralasciando da queste considerazioni quelle forme degenerate di turismo 'disimpegnato'.
In questo caso, con realismo e coscenza, conviene optare per un 'reportage' fotografico che fissi i punti salienti visitati, naturalmente con ritratti e autoritratti dei protagonisti nei luoghi più famosi.
Può guidarci l'idea mentale di realizzare un libriccino fotografico, magari integrato da un sobrio diario.
Da non dimenticare che alcune foto ci serviranno per delle stampe di medio formato da appendere su quadro.
Soprattutto in questo caso è importante mettere molta cura nella foto e optare per pose 'classiche' sobrie e formali, nelle quali i soggetti sono i protagonisti del ricordo, con gli sfondali che 'devono' essere riconoscibili.
Prestare quindi la massima attenzione ai mossi, agli estranei attorno, alla luce adatta, al ritaglio e composizione dell'inquadratura, al fatto che sullo sfondo non vi sia uno dei famigerati teli pubblicitari, a che i soggetti abbiano pose sobrie e non banali o ridicole, applicando quelle regolette accademiche della composizione fotografica (come la regola dei terzi) molto valorizzanti con sfondi e scenografie importanti.
Per sicurezza ripetiamo alcune volte la foto, possono capitare gli occhi chiusi o espressioni sgradevoli, eventualmente applichiamo i meccanismi di bracketing, e ricordiamoci di guardare con attenzione il risultato nel visore in modo da ripetere subito la foto e correggere l'errore. Partiamo dal presupposto che è pur sempre una 'foto importante' di una situazione unica. Che acquisterà valore nel tempo.
Generalmente ci servono focali tra il 24 e il 100 mm, cosa che si può risolvere con un solo obiettivo zoom.
Infine ricordiamoci che siamo a Venezia per 'vedere' la città, non per guardare dentro l'obiettivo e stravedere per la nostra tecnologica macchinetta, e che la cosa più importante è l'abbacinamento di luci, di storia e arte di questa città. Vale a dire non accaniamoci nello scatto-caccia-tutto preoccupati dai gigabyte da accumulare a cottimo. Concentriamoci nella visita (meglio guidata) di chiese e musei, canali e barche, luci e ombre, muri e campanili, mille e mille altre magie.
Non perdiamo tempo a fotografare dettagli di monumenti e architetture, oltretutto estremamente difficili da riprodurre degnamente, e compriamoci qualche bel libro o stampa. E con questi ricaveremo materiale utile da studiare e approfondire quando torniamo a casa, magari estrapolando qualcosa da integare nel nostro personale diario-libretto fotografico.

Diverso il discorso per quanti hanno la possibilità di ritornare più volte a Venezia.
Possibilmente da soli, con una serie cadenzata di visite in modo da avere il tempo per 'digerire' quanto visto per trarne considerazioni e spunti per le successive uscite fotografiche.
E' molto importante programmare il tema dell'uscita, oppure il luogo o i luoghi da andare a vedere. E concentrarci su quello, tralasciando tutto il resto. Venezia è una magìa che tende a trascinarci in mille rivoli di luci, bisogna resistere al richiamo della maga e concentrarci sui nostri 'obiettivi'...
Fotografare a Venezia, in maniera un minimo seria, è molto impegnativo per tutta una serie di problematiche, sia tecniche che ambientali. E' anche molto faticoso per la concentrazione che ci assorbe, più che per la salutare passeggiata senza pericoli di essere travolti da automobili, ma si arriva a fine giornata stravolti.
Meglio uscite di una giornata, intervallate da una settimana e cadenzate per un certo tempo utile.
Per esempio posso impegnarmi per sabati di fine novembre e tutto dicembre.

alcune problematiche tecniche

quando
Per il nostro interesse fotografico è sostanzialmente da escludere tutto il periodo estivo: ressa di turisti e luci poco adatte non aiutano.
Fine inverno e primavera potrebbero essere favorevoli per il clima, ma incombe il carnevale e poi le festività, con relativi effetti collaterali, inoltre il risveglio della natura primaverile ha poca valenza a Venezia, città di palazzi e acque. Meglio andare altrove a meno che non si cerchi il difficilissimo tema delle mascherate carnevalesche.
Il tardo autunno e il primo inverno, per i nostri obiettivi..., è sicuramente il momento migliore.
Una gran quantità e qualità di luci differenti. Dalle nebbie misteriose, alla pioggia (e acqua alta), alle luci lancinanti e terse, ai riflessi cangianti sulle acque, alla lunga 'luce blu' delle albe e dei tramonti, all'affollamento turistico più sopportabile.
con chi
Personalmente ritengo che l'unico modo per fotogafare a Venezia si andarci da soli.
Solo nel caso si abbia un progetto che comprenda figure umane o una modella ce li 'portiamo dietro', tuttavia deve sempre essere un fermo rapporto di fotografo-modella/i e assolutamente non 'tra amici in gita'.
E', quindi, una ulteriore complicazione in quanto spesso (escludendo ovviamente i professionisti o i matrimonialisti) si va a Venezia in gita tra amici, fidanzati, innamorati, mentre serve concentrazione e occhio da fotografo. Con difficoltà dobbiamo, in quei momenti, scaricare la veste di turista e caricare il progetto di fotografo.

Cosa assolutamente da non fare è partecipare a "workshop, stages di fotografia o corsi di fotografia ambientati a Venezia", come spesso se ne vedono in giro per la città, con tanto di 'maestro' (spesso con aria e vestiti intellettuali) e la scia di adepti stracarichi di materiali e strangolati da cavalletti 'pesanti e professionali'.
Sono solo cavolate! Spesso fatte apposta per dar da vivere a scuole di fotografia e 'liberi' 'professionisti'.

A Venezia non si può andare impreparati o per imparare. E nemmeno vagare senza un 'progetto' fotografico.
A Venezia, invece, si può andare per sperimentare, magari ottenendo risultati insoddisfacenti, ma preziosi per la nostra esperienza fotografica e la nostra cultura del comunicare.

Togliamoci l'illusione che i grandi fotografi del passato vi abbiano fatto foto improvvisate, e se anche fosse (e a mio avviso -consolazione- ritengo lo sia stato) erano altri tempi, ora non più sostenibili.
Venezia è un luogo troppo estremo per fotografare, è una sfida affascinante da accostare già con una ottima esperienza di base.
E' importante considerare (comunque la si metta) che siamo già, e ampiamente, nel campo della foto creativa, cioè già nella concezione artistica e nella sfida (globale) comunicativa. Dobbiamo perciò accostarci con le problematiche tecniche già risolte, altrimenti stiamo perdendo tempo accomodandoci nell'ampio e affollato girone delle banalità.
dove
Beh... questo è proprio uno dei casi dove non servono consigli da altri.
Serve invece scatenare la nostra fantasia, mettere in pratica una nostra idea (di fotografia), sviluppare un nostro progetto comunicativo. Solo una considerazione.
I luoghi più noti (San Marco, Palazzo Ducale, ponte dei Sospiri e di Rialto) sono stati fotografati con temi sviluppati da tutti i più grandi fotografi al mondo. Si tratta di un confronto a volte improponibile, tuttavia può anche essere una sfida interessante.
Teniamo però presente che quando mostriamo a qualcuno i nostri lavori relativi a questi luoghi, inevitabilmente l'intelocutore farà il confronto. E sarà spietato.
Interessanti anche lavori che riguardano isole meno note, tuttavia la faccenda è complicata specie verso dove non esistono mezzi di trasporto pubblico.
Interessanti gli scorci di laguna, però entriamo in un campo d'azione diverso che rientra più nella foto naturalistica e di paesaggio.
cosa
Una prima considerazione.
Venezia, o un qualsiasi frammento di essa, deve essere riconoscibile ed essere parte fondamentale, se non fondante, della composizione.
Anche se mi interesso di un muro scrostato, deve essere chiaro (dalla foto, non da eventuali didascalie) che è proprio di Venezia. Perché in esso faccio risaltare riflessi, atmosfera, nebbie, colori, odori, o comunque un qualcosa che richiami questa città e porti a cogliere, in colui che guarda la foto, un ulteriore piccolo tassello per comporre la sua comprensione di questa magica città. Senza questo aspetto posso benissimo fare la foto da qualsiasi altra parte, è pure più semplice e facile.
Seconda considerazione.
I temi da affrontare possono essere infiniti, l'importante è il 'progetto comunicativo' che vogliamo intraprendere.
Il risultato può anche essere, in valore assoluto, modesto, tuttavia è il nostro progetto, la nostra ricerca.
E questo è un ottimo risultato che già da solo ci eleva sopra il mare di foto banali e inutili. Perciò 'cosa' fotografare è riferito alle nostre idee e non a muri scrostati, barche arrugginite, acque limacciose, turisti frettolosi invadenti fototelefoninodotati, piccioni famelici.
come
Da idea comunicativa dobbiamo evolvere a progetto, a sceneggiatura, a scenografia, a regia ed infine a scatto concreto.
Non sempre l'equazione è lineare, può essere che esploda una ispirazione oppure che oscillino i nostri geni creativi. Tuttavia i passaggi servono a mettere i piedi per terra e pestare sulla concretezza.
Tra le pieghe di questi passaggi possiamo aggrapparci a un qualcosa che faccia da legame con l'emozione interiore, la commozione e l'empatia, fondamentali per cogliere le pieghe recondite del luogo.

Per esempio può aiutarci una musica, rigorosamente nella nostra mente, niente walkman mp3 al seguito.
Per ritrarre atmosfere decadenti, crepuscolari, nebbiose, richiamiamo alla mente le musiche di Mahler e le indimenticabili scene iniziali di 'Morte a Venezia', il film di Luchino Visconti. Gli scorci d'immagini dal vaporetto e dalla gondola, con quei colori sgranati e inconsistenti, restano indimenticabili ed insuperati.
Con le inevitabili musiche di Vivaldi, 'rischiose' da prendere con estrema attenzione (possono degenerare nella banalità, per i nostri fini fotografici), possiamo esaltare le linee barocche ed anche il gotico. Ma servono pure ad ispirare atmosfere classiche di panoramiche luminose.
Oppure Bach, con il suo ritmo cronometrico, adatto per composizioni minimaliste di soggetti ripetitivi, tipo colonne e ricami, ritmi di vuoti e pieni.

Altro esempio che ci può guidare è il concetto di luce.
L'infinita luce bianca ci porta all'Aldilà e quello che un minimo l'avvicina sono le 'nebbie luminose', quelle fitte nebbie basse con sopra il cielo sereno ma senza che il sole riesca ad essere visibile. Giusto per riuscire a rendere quel magico elemento in cui tutto appare stemperato ed impalpabile, senza profondità, ma denso di mistero e di interrogativi insoluti.
Oppure i raggi di luce, dalla 'Tempesta' di Giorgione alle lame di sole invernale che s'insinuano tra strette calli e canali.
O la luce acquerellata dei riflessi sull'acqua o il monocromatismo della 'luce blu'.

Altri esempi li possiamo ricavare dalla pittura.
Facile accostare la fotografia al Canaletto, che già praticava una forma di fotografia con il foro stenopeico e la camera oscura, però (come per la musica di Vivaldi) può portarci a banalità, a paesaggi 'da cartolina'.
Meglio ispirarci a filoni artistici come l'Iperrealista, quasi delle fotografie però senza alcuna forma di vita, un modo di 'riprodurre la morte'. Immaginiamoci certi luoghi famosissimi senza la presenza non solo di persone ma pure di colombi e qualsiasi altra forma vivente.
Oppure ancora i ritratti dei grandi pittori settecenteschi come il Tiepolo, maestro dell'ironia e della simbologia, velati tra pompose ed improbabili pose.

E poi il filone delle 'foto di strada'.
Inutile cercare forme di vita reali e credibili nella Venezia turistica, tuttavia interessantissimi sono i numerosissimi bassorilievi, statuette, teste di capitelli, disseminati un po' dappertutto e che ritraggono busti e facce di personaggi.
I più straordinari esempi si trovano nei capitelli delle colonne basali del Palazzo Ducale. Una vera miniera di soggetti e un libro aperto sulla storia. Sono questi i 'veri' abitanti di Venezia e sono pure l'anello di collegamento tra la fisicità attuale e la storia della città e della Veneta Serenisima Republica.

Infine può guidarci l'idea, semplice (non semplicistica), di far 'vedere' un luogo.
Dovrebbe essere la funzione primaria della fotografia, ma a volte ciò non è sufficente.
Inoltre è un vero e proprio trabocchetto della banalità.
C'è di mezzo la parte software, il nostro cervello, che elabora l'hardware proveniente dalla vista.
E' l'idea che mi sono prefisso con le foto nel sito MagicoVeneto.it, inserendole in un contesto comunicativo, senza particolari pretese di foto 'artistiche', semplicemente far vedere e scoprire un luogo.
Tuttavia è pur sempre un punto di arrivo, non di partenza, un processo di astrazione, di estrazione e sfrondamento dal 'rumore' nei soggetti, rendendoli apparentemente 'semplici', 'lineari', 'leggibili'. Anche questa faccenda non facile che continuamente costringe ad interrogare la riuscita della/e foto.

fotografare a Venezia
Venezia, panoramica sulla chiesa dei Gesuati e campo e chiesa di Sant'Agnese (Dorsoduro, Zattere)

problematiche e diritti... vari a Venezia

Fotografare a Venezia non è solamente una problematica tecnica, ci scontriamo subito con divieti e diritti, cioè non diritti, in altre parole limitazioni e doveri...
  • per fare foto professionali (cioè a pagamento) serve una apposita autorizzazione accompagnata da inevitabile gabella da pagare
  • il punto precedente dovrebbe essere valido anche per le foto di matrimonio
  • ulteriori restrizioni sono previste per Piazza San Marco, che in pratica è equiparata a luogo privato (di diritto pubblico) aperto al pubblico, assimilabile ad area museale interna, e qui non si capisce bene fino a dove possa arrivare la libertà perfino di fare una foto ricordo
  • ovviamente è vietato fotografare all'interno di musei, al Palazzo Ducale e nella Basilica di San Marco
  • all'interno di quasi tutte le Chiese, luogo privato aperto al pubblico, è tassativamente vietato fotografare
  • solo in alcune chiese è presente il cartello che avvisa 'vietate le fotografie con flash e/o con cavalletto', e qui si presume che si possano fare foto a mano libera senza flash, una bella e auspicabile soluzione che non limita gli appassionati di fotografia e nello stesso tempo non può portare a fotografie professionali oppure a disturbare i visitatori o rovinare le opere d'arte
La cosa più importante è il buon senso.
A che ci serve una foto tutta mossa fatta magari con un telefonino, un ritratto autocelebrativo che causa disturbo e fastidio agli altri. Meglio riempirci gli occhi nel guardare dove siamo e portarci a casa il ricordo di quell'aria ed atmosfera che abbiamo respirato.
Anche se non siamo credenti rispettiamo le chiese come luoghi di riflessione e pace.
Qualche sobria foto ricordo facciamola fuori nelle piazze, senza esagerare ma curandola con attenzione. Valerà molto di più, come un tempo quando le foto erano costose e su pellicola.
E per i dettagli e gli scorci portiamoci a casa qualche bel libro fotografico.

poi ci sono gli ostacoli, i lavori in corso...
  • numerosi luoghi/edifici sono in restauro, praticamente termina in un posto e subito aprono nuovi cantieri
  • la skyline è sempre segnata da gru
  • edifici sono ingabbiati da tele con enormi pubblicità, passi per edifici secondari dove la pubblicità può essere di aiuto finanziario al restauro, non è accettabile negli edifici più famosi come Palazzo Ducale, Basilica San Marco o Ponte dei Sospiri, dove è mancanza di rispetto nei riguardi degli ospiti venuti da lontano, spesso con grandi sacrifici (ci sono anche i poveri, non solo i miliardari), che si ritrovano a non vedere cose importanti e a mostrare (e per tutta la vita) foto-ricordo con sfondo un enorme telo pubblicitario
  • e gli ostacoli più propriamente turistici... provate a fare una foto affacciandovi dal colmo del Ponte di Rialto o sul ponte con vista Ponte dei Sospiri, se va bene è una ressa di sgomitate e addio concentrazione e tranquillità

note e approfondimenti

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